MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2022: FESTA DEL TRANSITO DI SAN GIUSEPPE

 


Invito tutti ad iscriversi quest'oggi alla *PIA UNIONE DEL TRANSITO*. Qui il link per iscriversi:


CONSACRAZIONE AL CASTISSIMO CUORE DI SAN GIUSEPPE
Cuore Castissimo di S.Giuseppe, proteggi e difendi la mia famiglia contro ogni male e pericolo. Cuore Castissimo di S. Giuseppe, spargi sull'umanità intera le grazie e le virtù del tuo Cuore Castissimo. San Giuseppe io mi consegno realmente a te. Ti consacro la mia anima e il mio corpo, il mio cuore e tutta la mia vita. San Giuseppe, difendi la devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Con le grazie del tuo Cuore Castissimo, distruggi i piani di satana. Benedici tutta la Santa Chiesa, il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti di tutto il mondo. Noi ci consegniamo a te con amore e con fiducia. Adesso e per sempre.
Amen!


TEOLOGIA DI SAN GIUSEPPE

Le devozioni al Patrono della Chiesa
Il transito di San Giuseppe di padre Tarcisio Stramare


Tra i privilegi di San Giuseppe il più noto e celebrato è quello della sua pia morte: "Egli fra le
braccia di Gesù e di Maria si consumò d'amore per il suo Dio", leggiamo nell'elenco dei dodici
privilegi concessi al nostro Santo. La conoscenza e diffusione del Transito, in Occidente, sono
dovute al domenicano milanese Isidoro Isolano, che ne inserì la Storia nella sua Summa de
donis St. Joseph, stampata a Pavia, nel 1522. Egli riferisce che i cattolici d'oriente usano
celebrare con straordinaria venerazione la festa di san Giuseppe il venti luglio: "Nelle loro
chiese suole essere letta una vita di san Giuseppe", tradotta dall'ebraico in lingua latina nel
1340. Ne riporta, quindi, alcuni tratti, che qui trascrivo, limitandomi all'essenziale. Il racconto
della vita di Giuseppe è attribuito allo stesso Gesù, che lo avrebbe confidato ai discepoli sul
monte Oliveto.
Il fortunato "Transito" di san Giuseppe
Dopo la descrizione della sua vita santa e laboriosa, Gesù conclude: "Giuseppe invecchiò e si
portò avanti negli anni. Tuttavia il suo corpo non ebbe indebolite le sue forze, né gli si offuscò
la vista degli occhi, né gli cadde alcun dente dalla sua bocca. né la sua mente divenne decrepita
in qualcosa... Ed io mi comportai con lui in ogni cosa come fossi figlio suo. Ed ero in ogni
cosa come lui, tranne che nel peccato. Chiamavo Giuseppe padre, ed egli mi chiamava figlio
suo. Io obbedivo in tutto a mia Madre e a Giuseppe.
Non trasgredii mai nessun loro ordine, ma ero loro sottomesso come sono i figli ai genitori.
Amavo molto Giuseppe come fosse la pupilla dei miei occhi. Ma si avvicinavano i giorni della
morte di Giuseppe. Gli apparve l'Angelo del Signore e gli disse che presto avrebbe dovuto
lasciare questo mondo per raggiungere i suoi padri. Egli ebbe paura, si alzò ed andò a
Gerusalemme. Entrò nel tempio e a lungo pregò Dio che gli fosse propizio nell'ora della sua
morte...
Dopo aver pregato, ritornò a Nazaret; entrò in casa e non reggendosi più in piedi cadde sul
suo lettino e la sua infermità si aggravò di molto. Allora io entrai da lui e gli dissi: Salute,
padre mio, Giuseppe. Cosa c'è che fa turbare così un uomo santo e benedetto?'. Egli, avendo
udito la mia voce, così rispose: "O figlio mio diletto, Gesù mio, tu che salverai molte volte.
Figlio mio, il dolore e la paura della morte mi hanno circondato, ma appena ho sentito la
tua voce l'anima mia si è ripresa. Infatti, tu, o Gesù, sei il Salvatore e il Liberatore della mia
anima. Tu sei il velo che nasconde i miei peccati.
II tuo nome nella mia bocca è dolcissimo. Gesù, tu sei la vista dei miei occhi. Tu, orecchio che
ascolti l'universo, ascolta me servo tuo, che oggi ti supplico di guardare e accettare le lacrime
che verso al tuo cospetto. Infatti, credo che tu sei vero Dio e vero uomo, come mi ha detto
l'Angelo più volte.... E avendo detto questo, prevalse l'infermità e non poté più parlare.
Allora io mi sedetti al capezzale di Giuseppe e la Madre mia si sedette ai suoi piedi. Il vecchio
girò dunque la sua faccia verso di me e con grandi sospiri ansimava verso di me. Io mi chinai
verso di lui, toccai e accarezzai i suoi piedi, e tenni la sua mano tra le mie mani per una lunga
ora. Giuseppe mi faceva segno come meglio poteva di non lasciarlo e fissava i suoi occhi su
di me. E vennero Michele e Gabriele da mio padre, Giuseppe. Così spirò in pazienza e letizia.
Io con le mie mani chiusi gli occhi e la bocca, ricomponendo il suo volto.
Tutta la città, apprendendo della morte di Giuseppe, venne a fargli visita. Parenti e amici suoi
lavarono il corpo di Giuseppe e lo unsero con ottimi unguenti. Io nel frattempo pregai il
Padre mio. Finita la preghiera, venne una moltitudine di Angeli. E comandai a due di loro di
vestire il corpo di Giuseppe. E gli stessi Angeli rivestirono con una veste candida il corpo del
vecchio benedetto, Giuseppe. Io benedissi il suo corpo affinché non andasse in putrefazione.
E dissi anche: "Io benedirò e aiuterò ogni uomo della Chiesa dei giusti che nel giorno della
tua memoria, o Giuseppe, offra un sacrificio a Dio.
E chi mediterà sulla tua vita, sulle tue fatiche, sul tu transito da questo mondo, quando l'anima
di costui uscirà dal corpo, io cancellerò dal Libro i suoi peccati onde non vengano mai puniti
nel giorno del Giudizio. Nella casa dove ci sarà il ricordo di te, non entrerà né la pestilenza,
né la morte improvvisa". E i più anziani portarono il corpo di Giuseppe al sepolcro. Io ricordai
i giorni in cui mi portò in Egitto, le molteplici fatiche a cui andò incontro con me e piansi
chino sul suo corpo. E posero il corpo di mio padre Giuseppe nel sepolcro vicino al corpo di
suo padre Giacobbe. Morì il venti luglio".
La diffusione del culto
Questa Storia di Giuseppe il falegname contiene tratti che manifestano la sincera stima dei
suoi propagatori verso il Santo. Studi recenti (1978) ne collocano l'origine nel secolo II, a
Nazaret. Essa, fondamentalmente ortodossa per quanto riguarda i dogmi principali, fu scritta
per uso liturgico dei Giudeocristiani, che la leggevano presso la tomba del Santo
nell'anniversario della sua morte.
Quando, nel secolo VII, l'imperatore Eraclio (610641) espulse da Nazaret i Giudei e i
Giudeocristiani, la Storia li seguì nell'Alto Egitto, da dove si diffuse rapidamente, con
traduzioni successive in copto sahidico (Alto Egitto) e bohairico (Basso Egitto), in arabo e in
latino, assumendo aggiunte e trasformazioni che rispettano, tuttavia, la struttura essenziale
del testo primitivo, I Copti monofisiti egiziani commemorano di fatto la morte (Transito) di
san Giuseppe precisamente il 20 Abib ( 20 luglio, equivalente oggi, nel calendario gregoriano
iniziato nel 1582, al 2 agosto).
La comprensibile sensibilità dei fedeli verso questo momento particolare della vita di san
Giuseppe ha favorito lo sviluppo di Confraternite sotto diversi nomi: degli Agonizzanti, della
Buona Morte, del Transito. Tutti questi sodalizi hanno come scopo di supplicare san Giuseppe
in favore dei moribondi.
Come esempio, ne citiamo alcuni, diversi per tempo e luogo.
La Confraternita di san Giuseppe, sorta a Bologna, nel 1557 con oratorio proprio. Essa
promosse nuove devozioni, tra le quali la festa del Transito (20 luglio), solennizzata a
Bologna e poi in tutta Italia, e diffuse, inoltre, il titolo Rifugio degli agonizzanti. Nel 1673,
con il beneplacito del cardinale F Barbarini fu eretta a Toffia (Rieti) la Compagnia delli 125
Fratelli del Santissimo Suffragio sotto la protezione della Beatissima Vergine di Loreto e del
glorioso Patriarca san Giuseppe.
Quasi contemporaneamente a Ferrara, nel 1677 nella Chiesa di San Giuseppe, retta dagli
Eremitani Scalzi Agostiniani, fu istituita la Confraternita degli Agonizzanti. Nella parrocchia di
san Giuseppe di Casto (Vercelli) fu fiorente fino alla fine del 1800 la Confraternita degli
Agonizzanti e della Buona Morte, eretta nel 1721.
A Carpi (Modena) nel 1805 sorse nella sua antica chiesa di san Giuseppe la Confraternita della
Buona Morte o del Transito di san Giuseppe.
A Roma, PV. Caraffa, settimo generale della Compagnia di Gesù, erigeva, nel 1648, nella
chiesa del Gesù, la Confraternita della Buona Morte. Confermata da Innocenzo X, essa si
diffuse in Italia e altrove, soprattutto dopo che Benedetto XIII le permise di aggregare altre
Confraternite simili. Fu confermata ancora da Pio VII, nel 1821, e da Leone XII, nel 1827; nel
1883, la S.C. Indulg. approvava la concessione di un sommario di indulgenze. Sempre a Roma,
sotto Leone XIII, il 15 marzo 1886, fu eretta nella chiesa di San Carlo Borromeo al Corso la
Pia Unione del Transito di san Giuseppe.
Più recentemente, ancora a Roma, presso la chiesa di San Giuseppe al Trionfale, fu istituita
da Pio X, il 13 febbraio 1913, la Pia Unione del Transito di san Giuseppe per la salvezza dei
morenti, fondata dal beato Luigi Guanella; fu elevata a Primaria nel 1914. Da parte sua, il
beato Bartolo Longo, che venerava particolarmente san Giuseppe come Patrono della Buona
Morte, si era impegnato per ottenere dalla Santa Sede la celebrazione liturgica del Transito,
da celebrarsi il 20 luglio. Nel 1890, nella grandiosa basilica di Pompei (Napoli) faceva
dedicare un altare proprio al Transito, erigendo anche La Pia unione degli agonizzanti sotto
il Patrocinio di san Giuseppe, alla quale si iscrisse per primo il papa Leone XIII.
Come premesso, si tratta solo di esempi.
Nel Motu proprio Bonum Sane (25 luglio 1920) Benedetto XV, raccomandando ai "sacri
Pastori di inculcare con tutto il prestigio della loro autorità e del loro fervore quelli, tra i pii
Sodalizi, che sono stati istituiti per supplicare san Giuseppe in pro dei moribondi", ne indica
giustamente il vero motivo "poiché egli è meritatamente ritenuto come il più efficace
protettore dei moribondi, essendo spirato con l'assistenza di Gesù e Maria".
Nelle Litanie di san Giuseppe questo patrocinio è ricordato in tre invocazioni: Speranza dei
malati, Patrono dei morenti, Terrore dei demoni. (Tratto da: "La santa crociata in onore di San Giuseppe"


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