Trasformare gli atti umani del proprio passato in atti divini

 


“Figlia mia, come la creatura chiama la mia Volontà negli atti suoi per vivere in Essa,

Essa investe la creatura e il suo atto con la sua forza creatrice e rinnova la sua vita divina.

E supponi che la chiami mentre sta operando; senti che fa il mio Volere: chiama in atto

quante volte [la creatura] ha operato, unisce insieme [quegli atti] come se fossero un atto

solo e, mettendo la sua forza creatrice, trasforma in divino tutto ciò che [la creatura] ha

fatto e sta facendo, vi suggella la santità delle sue opere e le dà il nuovo merito e gloria,

come se avesse operato tutto di nuovo per amor suo. Se ama, chiama a vita quante volte ha

amato e ne fa un solo amore; se soffre, chiama a vita quante volte ha sofferto, le unisce

insieme, vi mette il sigillo di pene divine e dà loro il nuovo merito di quante volte ha amato e

sofferto. Insomma, tutto ciò che ha fatto e ripete, tutto ritorna in atto con unirsi insieme,

per ricevere la nuova bellezza, santità, grazia, freschezza, amore e nuovo merito. Nella mia

Volontà non ci sono atti separati, né divisi, ma unità somma; tutto deve dare di Me. Con

questa sola differenza, che nella creatura c’è il nostro atto creante e crescente, invece il

nostro Essere Supremo non è soggetto a crescere, né a decrescere; è tanta la nostra

pienezza, immensità ed infinità che, per sfogo del nostro amore, sentiamo il bisogno di dare

e di amare le creature e di essere amati, ma senza che scemiamo [in] nulla. Ecco perché

siamo tutt’occhi, stiamo come in guardia, per vedere quando vuole far vita nel nostro Volere,

per avere occasione di amarla di più e arricchirla del nostro amore, per ricevere amore.

Possiamo dire che la copriamo del nostro Essere Divino, l’affiatiamo con Noi, per godercela

e darle del nostro, e quando essa, scossa dalla febbre del nostro amore, dal nostro alito

bruciante che le dice continuamente «ti amo, ti amo, o figlia», fa suo l’eco nostro e ci ripete

«ti amo, ti amo, Vita della mia vita, Amore del mio amore, Padre mio, Creatore mio, tutto mio,

ti amo», [allora] Ci mette in festa e Ci dà le pure gioie che vogliamo, perché le abbiamo dato

la vita. Perciò la vogliamo nella nostra Volontà, per tenerla come la vogliamo, per darle ciò

che vogliamo darle e per ricevere ciò che vogliamo da lei. Fuori del nostro «Fiat», il nostro

amore resta inceppato per essa; c’è tale distacco tra essa e Noi, che lei giunge a sentirsi

lontana da Noi e [a tenere] Noi lontani da essa, e giunge anche a temerci e ad aver paura di

Noi. Volontà umana, dove mi getta la creatura 3 che tanto amo!” (Volume 34, 23 Maggio 1937)

Col dire “trasforma in divino tutto ciò che (la creatura) ha fatto e sta facendo”, significa

che gli atti propri del suo passato non erano divini, ma solo umani. E questo è motivo di

immensa gioia: poter rifare il proprio passato in modo divino, è molto più di annullare

qualsiasi debito di purgatorio. Perciò conviene prendere tutta la vita di Gesù per coprire,

per sostituire in modo divino, degno di Lui, la nostra vita.

Nel caso degli atti delle altre creature possiamo –se veramente viviamo nella Divina

Volontà– sostituirli con atti divini, ma non possiamo cambiarli in atti divini, perché furono

fatte da altre volontà, mentre nel caso dei nostri propri atti passati, sì che possiamo farlo,

perché uscirono dalla stessa volontà che adesso chiama la Volontà Divina a trasformarli.

Nel brano del Vol. 30 citato prima, Gesù ha detto: “Il ricordo richiama le opere del

passato e le fa come presenti”. Nella nostra condizione di viatori possiamo richiamare il

passato mediante il ricordo e l’intenzione. Ma nella realtà oggettiva il passato e il futuro non

esistono: tutto è presente. Fare presenti le opere del passato è quel detto di Gesù: “Ogni

scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli è simile al Padrone di casa, che estrae dal

suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52)

* * *

2 - Cioè, “tutto deve avere la mia impronta, tutto deve ricordare Me, tutto deve dire che è mio”. 3 - Cioè, “dove getta la mia creatura”.

I suffragi per le anime del Purgatorio possono essere ricevuti e anche inviati, solo attraverso le

vie di comunicazione che ognuno si è formato mediante la Divina Volontà. Senza di Essa, niente

entra in Cielo. Leggiamo nel Volume 20°:

“Continuo a vivere tutta abbandonata nell’adorabile Volontà e, mentre pregavo, pensavo

tra me: Quanto vorrei scendere nelle prigioni delle anime purganti per sprigionarle tutte e

nella luce dell’Eterno Volere portarle tutte alla Patria Celeste!

In questo mentre, il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto:

“Figlia mia, le anime passate all’altra vita, quanto più sono state sottoposte alla mia

Volontà, quanti più atti hanno fatto in Essa, tante più vie si sono formate per ricevere i

suffragi dalla terra. Sicché quanto più hanno fatto la mia Volontà formandosi le vie di

comunicazione dei beni che ci sono nella Chiesa e che mi appartengono, non c’è via da loro

fatta che non porti loro, a chi un sollievo, a chi una prece, a chi una diminuzione di pene. I

suffragi camminano in queste vie regie del mio Volere, per portare a ciascuna il merito, il

frutto e il capitale che si è formato nella mia Volontà. Perciò senza di Essa non ci sono vie e

mezzi per ricevere i suffragi. Sebbene i suffragi e tutto ciò che fa la Chiesa scendono

sempre nel Purgatorio, vanno però a coloro che si sono formate le vie; per gli altri che non

hanno fatto la mia Volontà, le vie sono chiuse oppure non esistono affatto. E se si sono

salvati è perché in punto di morte almeno hanno riconosciuto il supremo dominio del mio

Volere, lo hanno adorato e si sono sottoposti ad Esso, e quest’atto ultimo li ha messi in

salvo, altrimenti non potevano neppure salvarsi. Per chi ha fatto sempre la mia Volontà non

esistono vie per il Purgatorio; la sua via è diritta per il Cielo. E chi non in tutto e per sempre,

ma in gran parte ha riconosciuto il mio Volere e si è sottoposto, si è formato tante vie e

riceve tanto, che subito il Purgatorio lo spedisce al Cielo.

Ora, come le anime purganti per ricevere i suffragi dovevano formarsi le vie, così i

viventi: per mandare i suffragi devono fare la mia Volontà, per formarsi le vie, per fare salire i

suffragi nel Purgatorio. Se fanno i suffragi e dalla mia Volontà sono lontani, i loro suffragi,

mancando la comunicazione di Essa, la sola che unisce e vincola tutti, non troveranno la via

per salire, i piedi per camminare, la forza per dare il sollievo; saranno suffragi senza vita,

perché manca la vera vita del mio Volere, il solo che tiene virtù di dar vita a tutti i beni.

Quanto più possiede l’anima di mia Volontà, tanto più valore contengono le sue preghiere, le

sue opere, le sue pene, sicché più sollievo può portare a quelle anime benedette. Io misuro

e do il valore a tutto ciò che può fare l’anima per quanto di mia Volontà possiede. Se in tutti

gli atti suoi corre il mio Volere, la misura che faccio è lunghissima, anzi, non finisco mai di

misurare e ci metto tale valore, che non si può calcolare il peso. Invece, se non ci si tiene

tanto al mio Volere, la misura è scarsa e il valore è di poco conto; e se non ci si tiene affatto,

per quanto l’anima deve fare, Io non so che misurare, né che valore dare. Quindi, se non

hanno valore, come possono portare il sollievo a quelle anime che in Purgatorio non

riconoscono altro, né possono ricevere se non ciò che produce il mio «FIAT» Eterno?

Ma sai tu chi può portare tutti i sollievi, la luce che purifica, l’amore che trasforma? Chi

in tutto possiede la vita del mio Volere, che domina trionfante in lui. Questi neppure ha

bisogno di vie, perché possedendo la mia Volontà tiene diritto a tutte le vie, può andare da

tutti i punti, perché possiede in sé stesso la via regia del mio Volere per andare in quel

carcere profondo, per portare loro tutti i sollievi e la liberazione. Molto più che, nel creare

l’uomo, Noi gli demmo come sua eredità speciale la Nostra Volontà e da Noi viene

riconosciuto tutto ciò che ha fatto nei confini della Nostra eredità, di cui lo dotammo. Tutto il

resto non viene riconosciuto da Noi, non è roba Nostra, né possiamo permettere che entri in

Cielo nessuna cosa che non sia stata fatta dalle creature o nella Nostra Volontà o per

compierla almeno. Dato che la Creazione uscì dal «FIAT» Eterno, la Nostra Volontà gelosa

non fa entrare nessun atto nella Patria Celeste, che non sia passato da dentro il suo stesso

«FIAT». Oh, se tutti conoscessero che significa «Volontà di Dio» e che tutte le opere, forse

apparentemente buone, ma svuotate di Essa, sono opere vuote di luce, vuote di valore,

vuote di vita, ed in Cielo non entrano opere senza luce, senza valore e senza vita, oh, come

sarebbero attenti a fare in tutto e per sempre la mia Volontà!" (Vol 20, 3 Novembre 1926)

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